La chiesa di Santa Maria in Bressanoro sorge isolata nella campagna, a circa un chilometro dalla città, edificata in un luogo di grande rilevanza storica e religiosa. La zona era già frequentata in epoca preromana e romana, ma un documento dell’841 conferma l’esistenza in Bressanoro di una chiesa dedicata a San Lorenzo, retta da un archipresbitero, quindi la più importante del territorio.  Nel 1186 Federico I, detto il Barbarossa, distrugge Castel Manfredi, posto nella corte di Bressanoro, insieme ad altri castelli vicini, ma, due anni dopo, il vescovo Siccardo edifica nel territorio di Bressanoro una nuova fortezza, Castelleone,  a difesa di Cremona verso Crema e Milano. La chiesa di Castelleone una ventina d’anni dopo è già prepositurale, anche se Bressanoro manteneva ancora la sua funzione di curia, sede cioè di una suddivisione territoriale e giurisdizionale del territorio.

La diffusione dell’Ordine Francescano in Lombardia porta all’insediamento dei frati minori nel luogo sacro e la chiesa fu collegata a un convento. Nel 1460 giunse a S.Maria Bressanoro il francescano osservante Amadeo Menez de Sylva, il quale fondò una nuova famiglia dell’Ordine, chiamata Amadeita. L’attuale chiesa sorge su impulso di Amadeo con il sostegno finanziario della duchessa di Milano Bianca Maria Visconti, senza dimenticare il contributo dei fedeli castelleonesi e dei dintorni. Sia la donazione nobiliare sia quella popolare traggono la loro origine per grazie richieste ed esaudite, infatti la duchessa aveva sostenuto le spese per la fabbrica della chiesa, convertendo in questo modo il voto di un  pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Spagna, avendo ottenuta la guarigione della figlia Ippolita.

Il complesso conventuale di Bressanoro comprendeva la chiesa e tre chiostri, ma in seguito alle disposizioni napoleoniche (1810-11) il convento francescano fu chiuso e in gran parte demolito; nel 1811 fu abbattuto anche l’oratorio del Beato Amadeo, insieme alle piccole celle eremitiche e a un cimitero con cappella. Attualmente il complesso di Bressanoro è costituito dalla chiesa con le aggiunte cinquecentesche di un portico a tre fornici, di un coro poligonale e del campanile a canna quadra e di una piccola parte del convento. La data dell’avvio della fabbrica del nuovo tempio di Bressanoro  si colloca tra il 1460 e il 1465 e presenta la novità di un impianto a croce greca. Il nome del progettista è sconosciuto, anche se è probabilmente da ricercare tra gli architetti della corte ducale, ma la scelta del modulo centrale rivela lo studio del Filarete e l’influenza della concezione neoplatonica dell’universo di ascendenza fiorentina. L’impianto della chiesa è a croce greca con un quadrato centrale, ai lati del quale si raccordano i quattro bracci minori, sempre quadrati. Il quadrato centrale s’innalza con pareti di mattoni a vista, formando un tamburo ottagonale che si conclude con la cupola scandita da costoloni in cotto. Immediato il contrasto tra l’esterno massiccio e severo, con le alte cortine murarie, alleggerite solo dalle decorazioni fittili, attribuite a Rinaldo de Stavolis,  che marcano le linee dei volumi, e l’interno che si apre alla luce e al colore. Il nucleo centrale quadrato, al quale si legano i bracci laterali tramite archi circolari, sostiene un alto tamburo che termina in una cupola ottagona scandita da costoloni in cotto.  Lo stile sembra collocare la chiesa di S.Maria in Bressanoro in un momento di passaggio tra la tradizione tardo gotica lombarda, visibile nella decorazione fittile del portale e degli elementi architettonici e le prime esperienze rinascimentali, applicate nella spazialità interna e nelle cupole. La struttura esterna massiccia, quasi simile alle mura di una fortezza, è alleggerita dalla terracotta che corre con le sue decorazioni lungo gli elementi architettonici, mentre l’interno colpisce sia per l’imprevista ampiezza e per il colpo d’occhio che consente di abbracciare tutti gli spazi, il vano centrale con la rispettiva cupola, le quattro cupole minori, il presbiterio e il coro. Le pareti della cupola centrale riportano ventinove affreschi che raccontano in ordine cronologico la vita di Cristo, con un intento didattico, propedeutico alla predicazione, missione che appartiene all’ordine francescano. Il grande ciclo di affreschi, databile alla fine del Quattrocento, non ha ancora un’attribuzione sicura, sono state avanzate diverse ipotesi,  Vincenzo Moietti, Giovan Pietro da Cemmo, Giacomo Borlone, Gian Giacomo da Lodi, Donato Montorfano, Costantino da Vaprio, Gabriele e Raffaele da Vaprio, ma senza giungere  a  un nome sicuro. Risalta evidente il livello artistico disomogeneo dell’opera, alcune figure sono di qualità diversa rispetto ad altre, segno dell’attività di un maestro coadiuvato da collaboratori. Le cappelle laterali presentano a destra, quella della Beata Vergine con scene della vita di Maria, opera di Giuseppe Pesenti, mentre a sinistra, la cappella dello “Spirito Santo”, raffigura i dodici Apostoli con affreschi riferibili al XVII secolo.  Diversi gli interventi di restauro sulla chiesa, l’ultimo è del 2012-2013 e ha riguardato il rifacimento dei tetti di Santa Maria effettuato con l’antica tradizione dei “Conciatetti”.

Testo rielaborato da Eugenio Clerici